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Dicono di noi – contributo di Franco Frattini

In un clima internazionale sempre più segnato da tensioni politiche e sociali pronte ad esplodere in qualsiasi momento, le atrocità commesse contro le minoranze religiose non accennano a placarsi. Le tensioni, soprattutto tra cristiani e musulmani, continuano a mietere vittime in molti Paesi del mondo. Il recente attacco a Dacca dimostra ciò che può accadere quando si chiudono gli occhi su un problema di drammatica attualità, come quello dei minori perseguitati, e che contro gli estremismi ormai non bastano più le parole. Lo abbiamo visto anche con il nostro caro amico Shahbaz: le parole non hanno risparmiato l’efferata uccisione avvenuta a Islamabad il 2 marzo del 2011, né tantomeno sono servite le dichiarazioni di solidarietà e le lacrime di coccodrillo affinché, dopo la sua morte, in Pakistan subentrasse una vera e propria tutela giuridica per le minoranze, non solo religiose, ma anche etniche e linguistiche. Per proteggere, insomma, l’intero spettro delle comunità vulnerabili agli abusi sui diritti umani. L’ultimo a chiamare in causa il Paese è stato il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon che, dopo l’attentato terroristico a una moschea sciita, ha invitato le autorità pakistane a “compiere tutti gli sforzi necessari per proteggere le minoranze religiose”. Le parole-chiave sono certamente dialogo, tolleranza e rispetto reciproco. Ma anche azione, unità e coraggio. Sono le parole (e le proposte in tal senso) che leggeremo su questo sito web dedicato alla memoria di Shahbaz e alla sua Missione. Perché è questa la giusta direzione per non dimenticare e per mettere fine alla violenza.

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